Nel corso del Settecento il Val di Noto si qualifica come il maggior laboratorio di sperimentazione dei modelli internazionali del barocco, cui contribuiscono maestranze e architetti provenienti da aree non solo siciliane. Ad identificare il paesaggio sono gli alti prospetti a torre che si qualificano come 'segni' inconfondibili del paesaggio sacro degli iblei, di cui il grande maestro del Val di Noto, l'architetto Rosario Gagliardi, è il principale artefice ; a questi si aggiungono le scenografiche facciate delle chiese madri, gigantesche sculture che con la loro plasticità e i loro infiniti movimenti riconducono spesso ai 'modelli' del grande barocco romano e in cui soventemente si rintracciano possibili riferimenti con la trattatista dell'epoca.