Itinerari di S. Lucia a Siracusa
Percorso all'interno del centro storico di Ortigia
Edicola votiva
"S. Lucia Vergine e Martire Siracusana", Riva della Posta n.8
L'edicola votiva del 1909, in pietra calcarea
con intonaco bianco, fu realizzata a ricordo del sisma del 28 dicembre 1908 che rase al suolo la città di
Messina e generò a Siracusa un debole maremoto in conseguenza del quale molte
imbarcazioni nel Porto Piccolo furono distrutte.
A confermare ciò è l'iscrizione della lastra lapidea posta sotto la mensola
votiva tra le teste di due putti alati collocati in corrispondenza dei piedritti
laterali dell'edicola. Questi ultimi decorati da semicolonne binate in stile
liberty e un pilastro centrale con decorazione moresca, sorreggono un frontone
piramidale con al centro i simboli iconografici della vergine siracusana (la
palma del martirio, il piatto con gli occhi, la fiamma della luce divina e la
corona celeste). L'edicola ospita all’interno una statua della santa protetta
da uno sportello in legno e vetro. La statua in gesso raffigura la santa in
estasi, avvolta da tunica bianca e un manto verde; sulla mano sinistra regge il
piatto con la fiamma e gli occhi e con la destra la palma del martirio. Un
piccolo pugnale le trafigge il collo mentre una ricca corona le cinge la testa.
Chiesa di S. Maria dei
Miracoli
Posta nella via omonima dove un tempo sorgeva l'antica
chiesa di S. Giorgio. Il nome attuale le fu attribuito dal vescovo Gabriele
Dalmazio in ricordo del miracolo compiuto da un'immagine della Madonna, di cui
non rimane traccia, di far cessare l'epidemia di peste del 1500.
Elemento di pregio è l'elegante portale di marmo rinascimentale gaginesco (MCC.CCCI-1501) fiancheggiato da semicolonne scanalate, che reca
incisi sull'architrave sotto
la lunetta la data di costruzione e
gli stemmi del vescovo Dalmazio, della città di Siracusa, e un'immagine di S.
Lucia che regge il calice e la
spada o la palma simboli del martirio. Di particolare interesse la lunetta in cui si trova
un gruppo scultoreo della Madonna col Bambino tra S. Rocco e S. Sebastiano.
All'interno degli stipiti di marmo sono scolpiti rilievi floreali, mentre sulla
soglia si notano due piccoli leoni stilofori. Le varie trasformazioni e
sovrapposizioni, dovute anche alla costruzione delle fortificazioni, hanno
mutato il piano della strada per cui il portale marmoreo è stato abbassato,
come dimostra l'inserimento dei blocchi di marmo non lavorato e
la scalinata interna d'accesso alla chiesa. A fiancheggiare il portale sul lato
sinistro è un'edicola pentagonale in stile catalano delimitata da una cornice a tralci, alla cui base sono due
angeli con le ali spiegate. Al suo interno ospita una riproduzione della
Madonna col Bambino di Giovanni della Robbia.
Chiesa della Madonna
del Carmine
La costruzione attuale, sulla piazza omonima, di
fronte all'antico monastero del Ritiro, risale al XVII secolo. Della precedente
chiesa trecentesca esiste solo qualche traccia all'interno.
A tre navate, delimitate da quattro archi a tutto sesto per ognuno dei due
lati, la chiesa è impreziosita da altari di marmo. Un panneggio di stucco, a
frange dorate raccolte in un nodo sulla cui sommità vi è uno scudo crociato
sostenuto da due putti, delimita la navata centrale. Ai lati dell’altare come eroine
della Fede due statue devozionali del Cinquecento,
santa Lucia e santa Margherita. Si tratta di due sculture in marmo di scuola
gaginesca panneggiate e con gli attributi iconografici: la palma e gli occhi
per Lucia, la palma, la croce e il
drago per santa Margherita.
Chiesa di
S.Filippo Neri (Suore Orsoline)
La chiesa si affaccia sulla via Vittorio Veneto, anticamente nota come
Mastrarua, una delle principali arterie di Ortigia. La chiesa costruita nel
1652 grazie ad una donazione della nobile Margherita De Grandi è stata
attribuita all'architetto Giovanni Vermexio, a concorrere a questa attribuzione
è una piccola lucertola posta accanto alla mensola sulla sinistra del portale.
II prospetto della chiesa è suddiviso in
tre fasce da lesene con capitelli corinzi sui quali si impone una vigorosa
trabeazione che divide la facciata in due ordini. Il primo ordine è
caratterizzato da tre porte di diversa ampiezza. Il portale centrale ha gli
stipiti affiancati da mensole con figure "mostruose" nell'atto di
mordere le teste delle sirene. Nel secondo ordine si aprono tre grandi finestre
contornate da un timpano ricurvo.
La chiesa di S. Filippo Neri è a pianta
ottagonale con abside e atrio simmetricamente opposti. L'ambiente unico nella
navata è diviso in due ordini da un cornicione in corrispondenza dei pilastri.
La copertura del vano centrale, in canna e gesso è realizzata con volta a
padiglione, nel tamburo della volta si aprono le finestre che hanno cornici in
pietra scura. L'originalissimo pavimento è formato da un compatto intarsio di
lastroni calcarei bianchi e neri, dal disegno molto simile a quello del
pavimento di S. Chiara a Caltagirone, ed è diviso in simmetrici scomparti che
mettono in evidenza girali e fioroni.
L'abside e la parte alta della navata
furono distrutti dal sisma del 1693, mentre rimase intatta la facciata
risalente alla metà del 600.
All’interno
si custodiscono due particolari dipinti che rievocano il martirio di Santa
Lucia e di Sant’ Agata. Le due opere, di un ignoto artista seicentesco,
mostrano un’azione fortemente chiaroscurata,
con le due sante in estasi,
in particolare Lucia trainata dai buoi.
Edicola votiva di
Santa Lucia,via Vittorio Veneto 22
Nel prospetto del settecentesco Palazzo
Russo, è ricavata una scenografica edicola in pietra calcarea, posta quasi in
asse con il portale di ingresso. La ricca decorazione dell’edicola è accentuata
da due volute aggettanti verso l’esterno che sostengono due semicolonne
corinzie scanalate, poggiate ambedue su lesene anch’esse scanalate. La
trabeazione spezzata, poggia in alcune parti sulle colonne, mentre è dominata
da un frontone curvilineo spezzato, formato da due grandi volute e al centro
un’altra nicchia di coronamento. La nicchia principale ha il profilo esterno
definito da un semplice arco a tutto sesto, mentre una fascia orizzontale
percorre la parete semicircolare dell’edicola e prosegue interrotta all’esterno
dai movimentati elementi decorativi.
La statua, anch’essa in pietra calcarea
, è acefala e ritrae la Santa in un atteggiamento d’estasi. E’ avvolta da una
veste riccamente modellata, quasi in un vortice celeste, e poggia su una base
di nubi. Purtroppo questa ascesa non è definita nei particolari, ad esempio
sono assenti le braccia della Santa che dovevano sorreggere i simboli del
martirio.
E' una delle rare edicole votive
collocate sul piano superiore di un edificio e non, come di frequente, all'altezza
di un normale cantonale. Purtroppo la visione della strada è occultata dalla
collocazione di un faro di pubblica illuminazione, recentemente inserito
proprio dinnanzi all'edicola votiva.
Edicola votiva di via Vittorio Veneto