La festa di San Paolo

La festa di San Paolo si celebra il 29 giugno a partire dal 27, giorno in cui si aprono i festeggiamenti. Di antiche origini agrarie, è diventata spettacolare fin dall’età barocca e un ruolo non indifferente deve aver avuto l’edificazione seicentesca delle principali chiese del paese. Nel Seicento si innalzava quella di san Paolo, che danneggiata dal terremoto del 1693 veniva ricostruita da abili maestranze più ampia e splendida della precedente. Oggi la chiesa di San Paolo è tra le meraviglie del barocco del Val di Noto, nella lista Unesco del “patrimonio dell’umanità”. Il caratteristico loggiato su tre ordini costituisce l’elemento caratterizzante della settecentesca facciata, animata da gruppi scultorei disposti scenograficamente tra il secondo e il terzo ordine, sull’alto cornicione ondulato e dentro la loggia, tra cui spicca la grande statua di San Paolo. Le imponenti statue ad altezza naturale vigilano sulla comunità durante l’anno e sembrano sacre presenze partecipi durante la festa del santo patrono, tra le più spettacolari del calendario festivo siciliano. Alle 13 in punto, nell’ora più calda del giorno, la cinquecentesca statua di San Paolo viene portata fuori dalla chiesa, sostenuta sulle spalle nude dai devoti, che spingono il fercolo tutto scintillante e  indorato: la “vara”.  Il momento più intenso e magico è quello tanto atteso della “sciuta”, l’uscita del santo dalla chiesa, che irrompe nella piazza tra gli evviva e l’esultare della folla dei fedeli. Una fitta pioggia di coriandoli colorati, gli “inzareddi”, dipinge il cielo.

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Tra fuochi, voci e colori segue il corteo delle donne a piedi scalzi per aver fatto voto al santo. Le luminarie, grandi costruzioni retaggio del barocco, ornate di lampadine multicolore, e ancora fuochi fino notte segnano il tempo e lo spazio della festa. In questo appuntamento tanto atteso a Palazzolo si fondono origini pagane e cristiane, sacre e profane, si uniscono devozione e spettacolarità, intensa religiosità e riti penitenziali, in cui l’animata competitività tra le confraternite di san Paolo e san Sebastiano si stempera nell’offerta al patrono di ex voto, tra cui spiccano i pani, i famosi “cudduri”, alcuni dei quali di grandi dimensioni, da considerarsi vere e proprie sculture di varie forme, frutto dell’abilità di esperti artisti- panettieri. Dal mattino vengono venduti nei carretti tra i devoti, secondo l’antico rituale della questua del pane, che è ritenuto anche auspicio di fertilità. Il pane può assumere pure caratteristiche forme di serpente, in memoria del miracolo di San Paolo che guarisce per tradizione dal morso della vipera.